Mani di Catterina Bruno
Io non penso alle mani in bianco e nero, per me le mani devono essere colorate, avere la vita dentro
Le mani dei morti sono bianche e fredde, le mani dei vivi sono colorate e calde. La mano viva tocca la terra, la penetra, se ne riempie il palmo e poi la sbriciola e la lascia cadere. La mano viva lascia l’impronta, come il piede, ma non va avanti. La mano viva si tende, si allarga, si chiude, a volte è un pugno e tiene dentro la rabbia oppure un volo di mosche, o forse un bisogno di dire “NON VOGLIO”. Quello che la bocca non sa dire, lo dice la mano, anche se a volte si nasconde in tasca per parlare. Le mie mani hanno i segni dell’età, questo non ha molta importanza, purtroppo hanno i segni del rimpianto e questo fa male. Dovevano accarezzare di più, dovevano stringere di più, dovevano sfiorare di più, cercare i contorni dei visi, toccare i capelli, usando le dita come pettini, dovevano amare di più.
Ho visto mani muoversi come farfalle, incapaci di afferrare qualsiasi cosa, mani di vento. Ho visto mani di terra e di forza schiacciare, premere, distruggere.
Volevo mani lievi e forti nello stesso tempo, volevo mani capaci, anche di ascoltare, volevo mani per accogliere e per salutare.
Ho mani che chiedono perdono.
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